Gelatiamo a Seattle, dal 1996

Gelatiamo a Seattle, dal 1996

Quattordici anni fa Maria Coassin apriva una nuova gelateria italiana a Seattle, sulla costa nord ovest degli Stati Uniti. Le chiediamo di raccontarci la sua esperienza, perché possa essere utile a quanti hanno intenzione di seguire il sogno americano.

Chi è Maria Coassin?
Sono nata a Maniago (Friuli Venezia Giulia) nel 1963, in una famiglia di panificatori con tradizione centenaria. Nata e cresciuta in un'azienda di famiglia mi è stato molto facile considerare un'attivita in proprio nel settore alimentare.
Nel 1990 mi trasferii sulla costa californiana degli Stati Uniti, ma ben presto capii che quella parte di California non faceva per me. Dopo intense ricerche di mercato e conscia d’intraprendere una nuova carriera, mi trasferii a Seattle.
Seattle è sempre stata una città molto vivace culinariamente e decisamente una trend setter nell’industria della ristorazione. Erano gli anni in cui Starbucks stava emergendo come leader nel settore della caffetteria e questo ha portato un’apertura verso nuove tendenze nello stesso settore. 

Quale percorso di formazione ha seguito per arrivare ad aprire una gelateria?
Sono tornata in Italia e su suggerimento di mio padre, il mio più grande ispiratore e supporter, ho contattato la Bravo. Tramite Genesio Bravo ho imparato a conoscere il mondo della gelateria artigianale in profondità. E’ stato lui a mettermi in contatto con chi poi ha instillato in me la passione per il gelato: Pino Scaringella.
Con lui ho intrapreso un percorso educativo fondamentale per il successo della mia gelateria. Ho seguito corsi imparando la tecnica della bilanciatura delle ricette, ho lavorato per un’estate in una gelateria in Italia per imparare non tanto come fare il gelato ma il mestiere nel suo totale: aperture, chiusure, produzione, costi, gestione del lavoro, insomma tutto quello che costituisce una gelateria nel suo insieme.
Dopo aver trascorso quattro anni immergendomi nella conoscenza sia della lingua che del sistema manageriale americano, attraverso vari lavori fra cui una validissima esperienza a McDonald's (il mio primo e indimenticabile lavoro in America), mi sono ritenuta pronta per intraprendere la mia attività. Nell’ottobre del 1996 apriva Gelatiamo.
 
Com'è stato avviare un'attività negli Stati Uniti?
Aprire Gelatiamo non è stata una passeggiata. Nel '96 il gelato era ancora un nome sconosciuto negli States. Altri imprenditori avevano provato in passato a introdurre il gelato artigianale negli Stati Uniti ma senza molto successo. Ho capito presto il perché. Lavorare in questo Paese significa andare al di là del semplice prodotto. Si ha una sola possibilità di fare una buona prima impressione, come si dice da queste parti: in un Paese dove regnano le multinazionali, se non si ha un brand che lascia il segno si è destinati, non dico a non sopravvivere, ma sicuramente a non avere il successo come lo intendevo io.
Dal punto di vista amministrativo, invece, iniziare un'attività negli Stati Uniti è sicuramente molto più semplice che in Italia. La burocrazia è limitata e la gestione dell’azienda e del rapporto con i dipendenti decisamente semplificati. I costi sono altissimi però. E per costi intendo sia la costruzione dei locali, sia le attrezzature e le materie prime d’importazione. Questo chiaramente se si vuole veramente creare un ambiente che rispecchia la gelateria italiana. Io posso solo parlare della mia esperienza, un’esperienza in una città importante in un contesto di alta visibilità.
 
Dove si trova la gelateria?
Ho scelto di aprire nel centro città piuttosto che in quartiere, una scelta non facile perché mi ha costretta alla visibilità immediata e, dunque, al confronto con altre importanti realtà locali. Da un lato un grosso vantaggio per il grandissimo passaggio pedonale, dall’altro una pressione costante per far capire che non si tratta di un negozio corporate, che non è un franchising, che non ci sono investimenti milionari, che tutto è fatto in luogo. Gelatiamo è il sogno diventato realtà di un’italiana con gran voglia di fare, che lavora con passione infinita e che non vuole fare altro che condividere una delle più dolci eccellenze italiane: il gelato artigianale.
 
Gli Americani hanno subito apprezzato il gelato artigianale?
La scelta di aprire Gelatiamo in centro città, vicinissima alla più grossa attrazione turistica di Seattle, il Pike Place Market (il mercato più vecchio d’America, ancora in esercizio) ha sicuramente aiutato la divulgazione della conoscenza del gelato. Infatti, godendo di una clientela più cosmopolita, far capire cosa fosse il gelato è stato un po’ più facile. Moltissimi dei miei clienti hanno viaggiato sia per lavoro che per piacere, l’Italia è sempre ben vista dagli americani e tutto ciò che è italiano piace. 
Non sono certo mancate le perplessità, soprattutto all’inizio quando di tanto in tanto c’era chi si chiedeva se il gelato fosse fatto con la gelatina, se per caso fosse cream cheese spread (formaggio spalmabile ai vari gusti), visto che la fine anni Novanta era caratterizzata da molti bagel stores soprattutto in Seattle. Molti si stupivano e si stupiscono tuttora che il gelato è un prodotto con un contenuto di grassi notevolmente inferiore rispetto all’ice cream americano, a fronte di una maggiore intensità e ricchezza dei sapori.
 
E' soddisfatta del risultato?
Posso certamente dire che Gelatiamo è stato fra i pionieri della gelateria artigianale in America. Gelatiamo è un'azienda in continua crescita e dal 1996 a oggi abbiamo certamente contribuito alla conoscenza del gelato in America. E’ stata una strada difficile per molti fattori. Economici, di ambiente, di cultura. 
Ciò che ci differenzia dalla maggior parte delle altre gelaterie dal punto di vista della percezione del cliente è il fatto che noi offriamo un servizio a tavolino utilizzando coppette e bicchieri come in Italia. Fatto decisamente inusuale in un Paese dove la gelateria va a cadere nel settore del fast food e della caffetteria, notoriamente regine del take away. Questo meraviglia ancora dopo 14 anni tutti i nostri clienti.
 
Quanto conta il marketing per promuovere la gelateria?
Gli USA insegnano molto in materia di marketing. Il nostro è fatto soprattutto a livello di punto vendita. Il negozio supera le aspettative della maggior parte dei nostri clienti e il fatto che abbiamo un'offerta estremamente varia, siamo infatti anche una pasticceria e caffetteria, dà un autentico spaccato di vita italiana. Come ho già detto, non è stato facile. Far capire che il gelato è un prodotto a basso contenuto calorico e di grassi, che le ricette sono studiate e sviluppate da me, che la produzione è giornaliera e fatta sul posto, che usiamo materie prime ricercatissime non viene sempre recepito. Questo è sicuramente dovuto anche al fatto che onestamente pochi sanno fare il mestiere di gelatiere negli Stati Uniti e quindi il cliente medio non sa esattamente cosa aspettarsi al di là del fatto che sia gelato italiano. 
Altra strategia di marketing, a parte la presenza del punto vendita, è sicuramente l’utilizzo di tutti i social media disponibili. Abbiamo realizzato e curiamo personalmente il nostro sito Web, siamo su Facebook e Twitter, partecipiamo a eventi di raccolta fondi, siamo molto attivi nella comunità. Non credo nella pubblicità su giornali o altri mezzi d’informazione perché l'audience è troppo vasta. La nostra forza sono i nostri clienti e quello che abbiamo da mostrare ogni giorno con il nostro prodotto e l'ambiente in cui lo offriamo.
 
Che gusti offrite ai vostri clienti?
Gelatiamo è nata con l’intento di essere un'autentica gelateria. In America la tradizione è ricercata e riverita e quindi la mia filosofia è sempre stata di portare il meglio della tradizione italiana. Offriamo I gusti classici anche se negli anni siamo stati i primi a sviluppare gusti “americani” come pumpkin pie (zucca), peanut butter (butto di arachidi), malt & whoppers
I nostri clienti ci chiedono spesso di meravigliarli con gusti particolari e così sono nati: il sorbetto di brachetto, il cioccolato al cabernet, l’infuso di lavanda e, per un evento di social media sponsorizzato da Twitter, anche il tweetellini: un freschissimo sorbetto al bellini (pesca, prosecco e tanto di goccia di lampone) che abbiamo simpaticamente chiamato tweetellini in onore dell’evento. Lavoriamo spesso con chefs locali e da queste partnerships sono nati gusti come il "chocolate XXXXX Stout”, in collaborazione con la Pike Brewery e il nostro gelato al cappuccino usando uno splendido espresso di un’altra grossa realtà locale, Caffè Umbria.
 
Dove comprate le materie prime?
Crediamo fermamente nel concetto “farm to table” o come si dice in Italia kilometro zero e quindi le materie prime come latte, panna, sono tutte locali. Ci forniamo da piccole latterie locali che offrono un prodotto superiore. Anche la frutta soprattutto i frutti di bosco, fragole, lamponi sono locali, una delle eccellenze dello stato di Washington, così come il caffè, la lavanda, il miele, il vino. Insomma, locale il più possibile. Poi chiaramente la nocciola è esclusivamente Piemonte come il pistacchio è di Bronte, la cioccolata belga e così via.
 
Qualche consiglio per chi vorrebbe fare questo mestiere...
In tre parole: passione, conoscenza e capitale.
Passione: fondamentale. E’ il motore che fa girare il mondo. Devi riuscire a far capire agli altri che quello che fai è quello in cui credi e, per poterlo fare, devi crederci tu per prima.
Conoscenza: senza una seria preparazione non potrai mai avere successo. Devi essere in grado di conoscere il prodotto gelato.
Capitale: certo, sembrerà scontato però e’ incredibilmente alto il numero di persone che si imbarcano in quest’avventura e poi si ritrovano a corto di denaro e finiscono con il sacrificare nella scelta delle macchine, vetrine e prodotti perché erano sottocapitalizzati dall’inizio. 
 
Ringraziamo Maria Coassin per la disponibilità e ricordiamo che Gelatiamo si trova a Seattle, 1400 Third Avenue.
Sito web: www.gelatiamo.com
Gelatiamo a Seattle, dal 1996
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