Intervista ad Adriano Di Petrillo fondatore di Dri Dri Gelato - 1^ parte

Intervista ad Adriano Di Petrillo fondatore di Dri Dri Gelato - 1^ parte

Adriano Di Petrillo, fondatore di Dri Dri Gelato, porta il gelato artigianale italiano in giro per il Mondo e in questa lunga intervista ci racconta la sua avventura e i suoi progetti.

1-Partiamo da un racconto, un excursus “storico”: quando e come nasce DRI DRI GELATO?

DRI DRI GELATO nasce nel 2010 a Londra. Il primo negozio è quello di Portobello Road, nato dalla mia voglia di diventare imprenditore e da una passione personale per il gelato e, anche dal fatto che, avendo, all’epoca già vissuto anni all’estero mi chiedevo come mai nessuno avesse sviluppato un brand di gelato. Nel mondo mancava un marchio serio e diffuso, nonostante il prodotto gelato si prestasse, secondo me, molto a diventare brand. Infatti, attorno al gelato, si raccolgono tante emozioni, legate all’infanzia, al passato. Io vengo da un mondo diverso, ho lavorato in ambito corporate, e quindi mi sono dedicato a ricercare come fare il prodotto, renderlo scalabile cioè replicabile mantenendo la componente di forte artigianalità. Dopodiché ho organizzato un business plan che mi potesse supportare e sono partito con la mia attività. Così ho aperto il primo punto vendita a Portobello, poi un secondo a Chelsea e alcuni pop up per Londra. Dopo un paio d’anni le cose non andavano benissimo: per esempio, a Portobello l’affitto era molto alto, la location non funzionava al massimo, soprattutto con un prodotto così sensibile al clima come il gelato. La decisione è stata quella quindi di dedicarsi al franchising, cercando dei validi partner in vari Paesi.  Avevamo una formula “chiavi in mano”, facile da replicare ovunque nel mondo. La nostra idea è sempre stata quella di diventare una grande catena, non un negozio. Questa facilità di implementazione insieme ad un branding carino e colorato mi hanno salvato.

II primo partner che abbiamo trovato sono stati due ragazzi in Brasile che hanno aperto diversi punti vendita a San Paolo e poi ho iniziato a cercare il Medio Oriente che a Londra è considerato un mercato di sbocco importante. Infatti, molti operatori di food & beverage sauditi guardano a Londra come fucina di progetti da importare nei loro Paesi. Dopo anni ho trovato un grande gruppo degli Emirati Arabi che aveva deciso di entrare nel mondo food & beverage con marchi ricercati. Questo incontro è stato un momento di svolta, perché noi micro azienda abbiamo fatto un grande salto, trovando un partner importante che ci ha garantito l’apertura di più punti a Dubai. Lo scorso anno, vi è stato un ulteriore punto di svolta: abbiamo cominciato a guardare verso il mercato Nord-Americano e abbiamo trovato un importante gruppo che opera nel F&B e gestisce circa 1500 location, come stadi, parchi divertimenti, campus universitari, con cui iniziare a collaborare. Questo importante operatore ha preso in licenza il nostro concept e, in un parco di Pasadena, il The Huntington, nelle scorse settimane, ha aperto il nostro primo punto vendita in USA, cui seguiranno altri 4 punti vendita a San Francisco: University of San Francisco, Stadio dei Giants, Campus di Google-Mountain View. Per gli Usa abbiamo fatto un ulteriore passo, per quanto riguarda il nostro progetto, perché abbiamo lanciato un prodotto particolare, un concetto a marchio DRI DRI vegano. L’amore per il gelato nasce da una mia passione, il lato emozionale è presente.  Ho questo ricordo intenso di una gelateria davanti a casa a Parma, che per me era una routine giornaliera. Mangiare un gelato mi ricorda l’infanzia, gli amici, i pomeriggi da bambino.

2 -Cos’è per te e quindi per DRI DRI GELATO un buon gelato artigianale?

Per me ci sono due grandi scuole di pensiero rispetto a che cosa sia un buon gelato artigianale. La prima è la scuola di pensiero a cui piace il gelato pesante, e per questa il gelato artigianale è quello pannoso, ricco di emulsionanti. La seconda è quella del gelato leggero fatto con poca panna, con ristretto utilizzo di uova, senza emulsionanti e additivi. Questo è secondo me il buon gelato artigianale, quello che meglio si sposa anche con la filosofia di DRI DRI GELATO, un gelato che non ti appesantisce e che ti invoglia a mangiarlo. Questo dal punto di vista del prodotto e poi, quanto all’artigianalità, per me un buon gelato è quello che ha ingredienti selezionati, in un numero contenuto. Tutti ingredienti naturali e di alta qualità. Un ì gelato pulito al palato, che non lascia retrogusto.

3-Da dove nasce la scelta di esportare il gelato artigianale all’estero?

Come dicevo, vivevo all’estero e non c’erano realtà simili alla mia idea di gelateria, a quello che sarebbe diventato poi il mio progetto. Un’altra cosa che mi ha molto colpito è che amici che andavano in vacanza in Italia, mi raccontavano, una volta ritornati, le loro esperienze legate al gelato e rispetto a questo ho sentito una sorta di forte connessione psicologica con il gelato e l’italianità, un’italianità che piace tanto all’estero.

4- Come è avvenuta la scelta dei Paesi in cui esportare il vostro gelato? Perché sono stati scelti mercati come quello Brasiliano e quello degli Emirati Arabi? Come variano i gusti e le tendenze del mercato nei vari Paesi?

La scelta dei Paesi, oltre ai rapporti di amici, vedi il caso del Brasile, è stata condizionata in primis dal fattore climatico favorevole al gelato. Il Brasile poi all’epoca era un’economia in forte crescita, adatta a una novità come la nostra, oltre al fatto contingente di conoscere qualcuno a San Paolo. Gli Emirati Arabi sono stati scelti per l’interesse che loro rivolgevano a Londra, come dicevo, e poi perché erano presenti operatori importanti del settore food & beverage ben organizzati nella gestione di un portafoglio di brand importanti dall’Occidente. Inoltre Dubai è una città vetrina, famosa nel Medio Oriente le in Asia. Gli USA sono il mercato che conosco meglio, avendoci vissuto e i miei soci e investitori di riferimento sono californiani. È un mercato enorme, rispetto alle dimensioni a cui siamo abituati, si tratta di un Paese con 300.000 milioni di persone, è un mercato difficile, professionalizzato dove non puoi sgarrare, dove devi essere organizzato e strutturato per poterlo affrontare ed evitare fallimenti o rischi.  La scelta degli Stati Uniti è stata dovuta alle potenzialità, perché eravamo ormai strutturati per affrontare quel mercato e avevamo una rete di contatti, sia io che i miei soci, che potevamo sfruttare e infatti, in poco tempo, abbiamo concluso un grosso affare.

5-Chi sono i vostri clienti?

Il gelato è un prodotto per tutti. La nostra tipologia di cliente cambia di Paese in Paese. In Inghilterra il gelato è molto più un prodotto per famiglie. In Brasile è più apprezzato dagli adulti, dalle coppie. Per i Medio Oriente si ritorna sulle famiglie. Negli Stati Uniti il modello è diverso, non abbiamo punti vendita su strada, ma saranno in contesti chiusi, e ogni contesto avrà delle demografie differenti: ad esempio nel parco, saranno presenti più famiglie. Quindi per posizionamenti diversi, clienti diversi.

Comunque i nostri clienti diretti sono i gruppi con cui facciamo partnership. Diamo loro la fornitura degli ingredienti per fare i prodotti e quella dei vari arredi.  Siamo un modello B TO B TO C. Insomma un modello doppio, che ha due tipologie di cliente: quello finale che compra il gelato e un cliente intermedio B to B che è quello a cui noi vendiamo il concept, ma volendo garantire la stessa esperienza ovunque, siamo molto attenti legati anche al cliente finale.

LEGGI LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA AD ADRIANO

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