Il governo Draghi dovrebbe approvare in questi giorni il nuovo decreto Sostegni che prevederà l’erogazione di 18 miliardi di contributi a fondo perduto alle tantissime aziende e partite Iva in difficoltà economica.
Una cifra importante che andrà a sommarsi ai 27 miliardi di sussidi già stanziati per le imprese in questi mesi di pandemia. A fronte di un crollo del fatturato del nostro sistema economico che nel 2020 è stato pari a 350 miliardi di euro, con questi indennizzi verrebbe coperto il 13 per cento circa delle perdite totali: si tratta di una percentuale ridotta che permette però di aiutare nel concreto tante attività. A dirlo è l’Ufficio Studi della CGIA che valuta insufficienti gli importi stanziati e li giudica un'inezia.
Con queste misure, il Governo vuole fare ripartire la crescita economica: si tratterebbe della soluzione più immediata per ridurre, nei prossimi anni, la mole di debito pubblico accumulata in questi mesi di grande crisi, salvaguardando micro e piccole imprese italiane.
Esclusi i dipendenti del pubblico impiego, le attività con meno di 20 addetti costituiscono il 98% delle imprese presenti nel Paese e danno lavoro alla maggioranza degli italiani, vale a dire al 54,6 % degli occupati. Inoltre, queste micro-realtà producono il 37 % per cento del valore aggiunto nazionale annuo, dato non riscontrabile in nessun altro grande Paese dell’Unione Europea.
L'Ufficio studi della CGIA è comunque fiducioso che le risorse messe a disposizione delle imprese e delle partite Iva, con il decreto Sostegni bis, non saranno le ultime.
In primo luogo, perchè fino a ora lo stock complessivo degli indennizzi diretti ha consentito di coprire solo il 13 per cento delle perdite del sistema produttivo italiano. In secondo luogo, per le dichiarazioni rilasciate dal Governo. Il Presidente del Consiglio ha infatti avuto modo di sottolineare che quest'anno "è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia”.
Per evitare che i sostegni economici futuri vengano utilizzati dalle imprese in buona parte per pagare le imposte, è necessario inoltre "imporre" l'azzeramento delle tasse erariali, consentendo alle partite Iva e alle piccole imprese di risparmiare attorno ai 28 miliardi di euro.
Il mancato gettito di 28 miliardi è stato stimato ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche, con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro, di non versare per l’anno in corso l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni. Queste aziende, che ammontano a circa 4,9 milioni di unità (pari all’89% circa del totale nazionale), dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non arrecare problemi di liquidità ai Comuni e alle Regioni.