Il marketing cosiddetto “esperienziale” nasce alla fine degli anni ’90, quando si intuisce che l’attenzione del consumatore e la sua disponibilità di spesa non sono legate solo ad aspetti razionali.
Anche se la soddisfazione scaturita dalla valutazione oggettiva del prodotto costituisce un elemento chiave dell’esperienza, le conseguenze delle scelte del consumatore dipendono anche dal piacere provato in fase di acquisto. Tra tutti e cinque i sensi l’olfatto agisce in un modo che si può definire quasi magico. Infatti colpisce direttamente nell’animo, ha qualcosa di primitivo ed emozionale che la razionalità non può domare e rimanda in un istante a situazioni già vissute e a sensazioni già provate, è un qualcosa di sottile che ci disgusta o ci fa innamorare, si insinua silenziosamente nelle nostre preferenze e diventa la pedina essenziale nel giudizio su un ambiente, un indumento, su una portata al tavolo di un ristorante, su una persona.
L’olfatto è l’unico tra i cinque sensi che va direttamente al cervello e si imprime a lungo nella memoria; un odore può causare una reazione istantanea di piacere, disgusto, eccitazione ed è per questo che gli odori sono potenti media.
Il marketing olfattivo si basa proprio su questo potere evocativo: un modo nuovo per imprimere il marchio di un’azienda, il suo brand, nella memoria del consumatore riuscendo a richiamare,anche solo per un attimo, sensazioni, ricordi, esperienze che contribuiranno in modo determinante alla scelta di quel prodotto che ne ha stimolato i sensi.
Naturalmente non parliamo di semplice profumazione ambientale ma di essenze scelte con cura per indirizzare l’attenzione del cliente-consumatore e imprimere un ricordo piacevole e indelebile legato al nostro marchio. Molte grandi aziende lo fanno da tempo nei propri punti vendita, Sony ha scelto vaniglia e mandarino per trattenere la clientela, la catena Sheraton un mix di gelsomino, chiodi di garofano e fico mentre un famoso marchio legato ai diamanti, si è fatto creare un’essenza esclusiva per mettere a proprio agio la clientela.
Non vi resta che decidere se provare anche nella vostra gelateria a prendere, oltre che per la gola, i clienti "per il naso" così che possano ogni volta riconoscere nel vostro prodotto il profumo della felicità.
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